UNO STRANO CASO DI INVOLUZIONE

Puntuale come in tutte le annate, anche in questo autunno si sta manifestando alla scuola secondaria di primo grado di Centallo un singolare fenomeno involutivo.

In barba alle buone abitudini acquisite dopo un percorso quinquennale alla scuola primaria, il morbo della maleducazione civica pare impossessarsi della maggior parte degli alunni, nel passaggio dalla scuola delle maestre a quella dei professori.

Ci si potrebbe domandare per quale ragione si abbandonino buone abitudini come quella del “Giorno della frutta”, preferendo perlopiù merendine confezionate, con tutto ciò che questa scelta comporta: non in ultimo, la produzione di metri cubi di rifiuti a fine settimana, dati i numeri dei consumatori quotidiani e moltiplicando il tutto per due intervalli giornalieri.

Passi pure, nonostante tutto, la libera scelta della tipologia di prodotto alimentare da avere con sé; ciò che non può passare è la sistematica noncuranza con cui una percentuale troppo alta di alunni si disinteressi della raccolta differenziata e butti ciò che ha in mano nel primo bidone che trova o, peggio, al di fuori dei cestini predisposti dai collaboratori scolastici. Per non parlare, poi, dei panini appena addentati e subito cestinati. Tutto pare confermare la conclusione che i comportamenti virtuosi debbano passare sempre solo attraverso l’imposizione e ciò, soprattutto in un contesto educativo, appare alquanto avvilente.

Nelle classi, gli alunni sono stati invitati a fornire le proprie considerazioni su ciò che accade.

“Negli intervalli si può notare che i professori frughino nei cestini per differenziare i rifiuti”, scrive Nilde; 

Giosuè si chiede “Come è possibile che il nostro istituto sia definito Eco-School con tutto questo menefreghismo?”.

In tutto ciò, per fortuna, c’è chi continua a fare la sua parte e a collaborare per mettere davvero in pratica quello che si studia quando i professori scrivono sul registro elettronico “Educazione Civica”, al di là delle verifiche e dei voti. A detta loro, senza particolari sforzi: la cura, dunque, è possibile ed efficace, non serve nemmeno mandar giù medicine amare. 

Skip to content